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La classe 5G del Liceo Luigi Cremona di Milano
in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea
Alberto Negri
Foto scattata da Luigi Ferrario il 29 aprile del ‘45. Questo è uno degli scatti più rappresentativi della fine della guerra, in quanto mostra il corpo di Mussolini appeso alle travi del benzinaio Esso in piazzale Loreto. I partigiani fucilarono Mussolini il 28 aprile a Dongo, mentre tentava la fuga insieme a Claretta Petacci e alcuni gerarchi fascisti. L’esposizione in pubblica piazza del suo cadavere testimonia una sola cosa: l’epoca fascista era finita.
Matteo Terragni
Questa immagine è a mio parere una delle più forti e significative. La potenza espressiva che unifica l’arte fotografica e la letteratura giornalistica. “Milano insorge contro i Nazifascisti” è il grido di vittoria di un popolo stremato da anni di lotte intestine e profondamente segnato da barbarie considerate, sino a quel momento, impensabili e inattuabili da alcuna mente umana. E’ un messaggio liberatorio non solo nel suo significato prettamente letterario ma anche per la sua semplice libertà espressiva, cosa che oggi consideriamo scontata e banale. Sono finalmente “passato” i titoloni propagandistici e celebrativi del regime e dell’odio. Si apre l’epoca del “futuro” riconciliatore ed egualitario.
Riccardo Miracca
Siamo nella notte tra il 15 e il 16 agosto 1943. Una bomba sganciata dagli alleati cade sul tetto del teatro squarciandolo e rovinando tutta la zona dei palchi. Solo il palcoscenico viene risparmiato in quanto era stato posto un sipario metallico per evitare che le schegge delle bombe colpissero anche quella parte. Finita la guerra sono subito partiti i lavori di ricostruzione che in poco tempo hanno risolto il danno approfittando per cambiare anche colore tematico di tendoni, drappi e poltroncine che da azzurro passarono al rosso che conosciamo oggi. Colpisce il particolare del tetto. Il teatro fu letteralmente scoperchiato tant’è che dall’interno è possibile vedere il cielo in questa suggestiva ripresa verso l’alto. Ho scelto questa fotografia perché la Scala rappresenta l’amore per la nostra città. E’ il tempio della musica nel mondo e la sua prioritaria ricostruzione, per volere del sindaco milanese Antonio Greppi, è diventato il simbolo di una Milano che non si ferma mai.
Alessandro Benedetto
La fotografia che ritengo insostituibile all’interno della mostra è quella che raffigura la scuola elementare “Francesco Crispi” del quartiere milanese di Gorla, distrutta a causa di un bombardamento alleato. L’immagine di guerra è da confrontarsi con la foto, da me stesso scattata, del monumento eretto nel 1947 in memoria di questa terribile strage di innocenti. Credo che questo evento sia una delle più significative dimostrazioni dell’incancellabile brutalità della guerra, inoltre mi riguarda particolarmente vista la mia vicinanza a quel quartiere.
Alessandro Benedetto
La fotografia che ritengo insostituibile all’interno della mostra è quella che raffigura la scuola elementare “Francesco Crispi” del quartiere milanese di Gorla, distrutta a causa di un bombardamento alleato. L’immagine di guerra è da confrontarsi con la foto, da me stesso scattata, del monumento eretto nel 1947 in memoria di questa terribile strage di innocenti. Credo che questo evento sia una delle più significative dimostrazioni dell’incancellabile brutalità della guerra, inoltre mi riguarda particolarmente vista la mia vicinanza a quel quartiere.
Tommaso Riva
Penso che questa foto sia significativa ai fini della mostra perché ci permette subito di capire quanto sia difficile trovare forza e coraggio durante una guerra. Questa foto infatti ritrae dei soldati che stanno attraversando il fiume Reno nel mezzo di un conflitto a fuoco, si vede sui loro volti la paura e l’insicurezza, sicuramente le due sensazioni dominanti durante un combattimento armato. Inoltre la foto fa sì che l’osservatore si senta come coinvolto e percepisca veramente cosa provano i soldati.
Lucia Guzzi
Ho scelto questa foto perché rappresenta un grande passo per le donne, in particolare quelle italiane, che per la prima volta possono esercitare il diritto di voto. Sono presenti infatti delle donne italiane in coda ai seggi mentre aspettano di poter consegnare il proprio voto in merito al referendum che vedeva contrapposte repubblica e monarchia.
Claudia Rossini
Ho scelto questa foto scattata da Federico Patellani poiché ritrae perfettamente la gioia data dalla nascita della Repubblica italiana e la speranza in un nuovo inizio dopo l’orrore del fascismo e della seconda guerra mondiale. In quanto tale, inoltre, è ormai diventata un’icona e un simbolo di un evento storico importantissimo per la storia italiana.
Carlotta Oldani
Ho scelto questa fotografia perché rappresenta dei disordini che scoppiarono soprattutto nel Sud Italia in seguito alla vittoria della Repubblica sulla monarchia nel referendum del 1946. Si è soliti pensare alla vittoria della Repubblica nel referendum istituzionale come ad un plebiscito, accolto con gioia e fratellanza a livello nazionale. Non fu così invece. Nel Sud Italia e a Napoli in particolare, dove gran parte della popolazione era di fede monarchica, scoppiarono dei violenti tumulti, alimentati dalle voci incontrollate che davano l'esito del referendum viziato dai brogli. Vi furono numerosi scontri tra rappresentanti di fede monarchica e le forze di pubblica sicurezza, scontri che costituirono il preludio dell'episodio più sanguinoso avvenuto a Napoli in Via Medina.
Omar Olivier
Questa immagine descrive una manifestazione avvenuta durante la campagna elettorale a favore della repubblica. La presenza di donne e bambini è un peculiarità molto importante in parallelo ai movimenti femministi organizzati nello stesso periodo. Il fervore e la passione delle protagoniste in prima fila trasmette una forte presa di posizione da parte del popolo. Tra tutte, a me ha colpito molto la donna riccia sorridente che tiene per mano i due bambini. Sembra trascinare lei i manifestanti e avere davanti a sé una prospettiva futura migliore per l’emancipazione femminile e per un domani politicamente più democratico.
Federico Maugeri
De Gasperi è uno degli esponenti più influenti della politica italiana, uno dei fondatori della Repubblica, nonché uno dei padri costituenti. Il gesto del pugno politico in cui è ritratto è carico di valenza simbolica: è usato dai socialisti e comunisti. Nel ’48 la DC compie un’opera propagandistica fondata sulla paura dell’URSS; per lo stesso motivo molti manifesti riportano un pugno chiuso che stringe una colomba, con il significato di violenza ai danni della pace. A questa brutalità si oppone lo scudo crociato di colore bianco e rosso, su fondo blu che recita la scritta “libertas”, cioè libertà in latino.
Marco Tascini
Ho scelto questa immagine, pur non essendo propriamente una foto, perché ritengo parecchio suggestiva la modalità con cui veniva fatta propaganda e il modo con cui veniva fatto terrorismo psicologico all'epoca delle elezioni. Nel manifesto vediamo infatti un soldato con un teschio al posto del capo che veste gli abiti comunisti. «Vota o sarà il tuo padrone!» è la frase che viene affiancata a questo soggetto con lo scopo di intimare chi fosse in procinto di votare l'opposizione.
Andrea Crespi
In questo scatto, datato 1948, possiamo osservare due uomini intenti ad affiggere, su di un muro della trafficata Roma, dei manifesti elettorali. È impresso su pellicola l'impegno in campo politico dei due cittadini, i quali rispecchiano l'aspetto forse più interessante e stimolante di questa fotografia: la voglia del popolo italiano di risollevarsi dopo l'esperienza della guerra.
Daniele Romano
La foto rappresenta un comizio di Giovanni saragat che, successivamente alla scissione di palazzo Barberini, diede vita al partito socialista dei lavoratori italiani, che successivamente venne rinominato partito socialista Italiano. Si schierò contro l’alleanza tra psi e pci a causa della loro vicinanza con l’URSS, ottenendo nelle elezioni del 1948 il 7% dei voti.
Tommaso Bazzocchi
Durante le elezioni del '48 i manifesti assunsero una vastissima importanza, in un'italia povera e prevalentemente analfabeta risultava essere il metodo più efficace per convincere gli elettori a votare un partito, la strategia perseguita dai manifesti propagandistici spesso fu quella di demonizzare l’avversario,
Bianca Bravi
Questa è una delle foto di Patellani che preferisco tra quelle che abbiamo selezionato. Si intravedono infatti le macerie sulla sinistra, insieme a un carro con vari materiali, simboli indelebili della guerra e della ricostruzione in atto in questi anni. L’attenzione si sposta però sul gruppo di uomini che camminano per le vie del quartiere cinese di Milano, che ha origini già negli anni ’20 quando la comunità è arrivata nel “Borgo degli ortolani”, intorno al cimitero Monumentale e alle ferrovie, aprendo diversi laboratori e magazzini che dalla lavorazione della seta e della pelle si sono estesi ad oggi anche nella tecnologia, gli alimentari i casalinghi e tanto altro. Si assiste quindi a un contrasto tra il ricordo della guerra e la ripresa delle attività e del lavoro, resa grazie a questi uomini eleganti che rappresentano anche la speranza di un ritorno alla normalità e alla quotidianità.
Maddalena Inverni
Questa fotografia fu scattata da Patellani nel periodo del dopoguerra a Milano, è immortalata una piantina che cresce in mezzo a delle macerie. Ha catturato la mia attenzione e mi ha colpito in particolare modo perché nonostante non sia una foto bella sotto il punto di vista tecnico qualitativo, è definibile, secondo me, una bella foto per ciò che rappresenta e per il messaggio che si coglie.
La natura che cresce in mezzo alle macerie è un chiaro simbolo di rinascita, per questo rappresenta benissimo l’Italia nel periodo dopo la guerra, quando la vita era riiniziata dal punto di vista sia economico e sociale nonostante il disastro appena avvenuto. Ciò che mi piace di più è che la foto trasmette un messaggio di speranza universale, non necessariamente legato al momento della guerra ma ad un generico momento buio a cui segue poi una rinascita, una ripresa, anche se non avessi il contesto della foto avrei colto le medesime sensazioni da questa foto.
La natura che cresce in mezzo alle macerie è un chiaro simbolo di rinascita, per questo rappresenta benissimo l’Italia nel periodo dopo la guerra, quando la vita era riiniziata dal punto di vista sia economico e sociale nonostante il disastro appena avvenuto. Ciò che mi piace di più è che la foto trasmette un messaggio di speranza universale, non necessariamente legato al momento della guerra ma ad un generico momento buio a cui segue poi una rinascita, una ripresa, anche se non avessi il contesto della foto avrei colto le medesime sensazioni da questa foto.
Ginevra Marcarini
In questa foto di Federico Patellani possiamo osservare un gruppo di giovani al lavoro che, sotto la guida di un prete, si impegnano a ristrutturare una vecchia stalla demolita. La foto mi ha ispirato particolarmente perché mi trasmette un senso di comunità e unione e solidarietà che inevitabilmente caratterizzava gli anni del dopoguerra. Si nota anche dallo spirito con cui i ragazzi di dedicano alla ricostruzione di edifici pubblici per la comunità e non solo per interesse personale. Mi anche colpito il fatto che tutte le persone presenti nella foto, a parte il prete siano molto giovani, sembra quasi infatti che metaforicamente i bambini lavorino per costruire insieme il loro futuro.
Bianca Tenconi
Questa immagine, realizzata nel 1945 da Patellani, mostra due uomini intenti a angiare il pranzo portato da casa durante la pausa, seduti sui carretti utilizzati per il loro lavoro. Mi ha molto colpita per la sua capacità di comunicare la quotidianità dei lavoratori nella situazione di grande povertà del dopoguerra e perché è stata scattata in Piazza del Duomo, un luogo che oggi siamo abituati a vedere in un'ottica completamente diversa.
Edoardo Lanzarotta
Questa foto mi ha molto colpito principalmente per due motivi: Innanzitutto sembra rappresentare la ripresa alla vita, in quanto pare che le bambine si stiano dirigendo a scuola nei primi giorni dopo la guerra. In secondo luogo si tratta di un ambiente rimasto danneggiato da un enorme conflitto mondiale, e gesti quotidiani come appunto il recarsi a scuola, rimangono inalterati. Personalmente colgo un profondo sentimento di speranza e un atteggiamento coraggioso nella leggerezza con cui le bambine scendono le scale. Inoltre, probabilmente a causa della giovane età dei soggetti e della loro incosapevolezza, sembra quasi che la guerra non abbia toccato le loro vite. In riferimento alla poetica del fanciullino di Pascoli potremmo infatti ammirare il fatto che le bambine guardino la realtà che le circonda con stupore ed entusiasmo,
percependo così il lato bello e commovente di ogni situazione, anche delle più tragiche, così da
oltrepassare con la fantasia le apparenze comuni e banali. Probabilmente ciò è dovuto anche alla voglia di vivere una serena quotidianità che non si vedeva da molto, e questo atteggiamento mi riporta alla mente il periodo storico che stiamo vivendo.
percependo così il lato bello e commovente di ogni situazione, anche delle più tragiche, così da
oltrepassare con la fantasia le apparenze comuni e banali. Probabilmente ciò è dovuto anche alla voglia di vivere una serena quotidianità che non si vedeva da molto, e questo atteggiamento mi riporta alla mente il periodo storico che stiamo vivendo.
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